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La Campania del vino si ridisegna: nasce il Consorzio vini Dop della Penisola Sorrentina

New entry nel panorama dei Consorzi di tutela dei vini italiani. Mentre la Campania ridisegna la propria piramide qualitativa, col progetto di una Doc unica regionale, nasce ufficialmente il Consorzio dei vini Dop della Penisola Sorrentina. L’iniziativa è stata promossa da un gruppo di quindici produttori, su un territorio che interessa 13 comuni, da Gragnano a Massa Lubrense, da Lettere ad Agerola e a Sorrento.

Un progetto di rilancio del territorio

Superate antiche rivalità che avevano impedito la messa in rete delle risorse del territorio, e ottenuto il placet di regione e Masaf, l’atto costitutivo dell’ente è stato firmato il 16 novembre a Gragnano. L’obiettivo è rilanciare il settore vitivinicolo di quest’area della provincia di Napoli e mettersi anche alla pari coi dirimpettai della Costiera Amalfitana. Scelta anche la sede: si tratta di Palazzo de Marini, storico edificio del Settecento a Gragnano, in fase di restauro.

Denominazione di nicchia

La denominazione ha una massa critica limitata al punto da essere considerata una nicchia. Appena 50 ettari, con tre  sottozone (Gragnano, Lettere e Sorrento), circa 138 viticoltori per poco più di 420mila bottiglie. Il presidente Raffaele La Mura (azienda Poggio delle Baccanti) evidenzia come il tessuto imprenditoriale sia costituito da piccole e medie imprese. Basti pensare che ogni cantina produce in media circa 22mila bottiglie di vino e che la più grande arriva al massimo a 50mila pezzi.

Le modifiche al disciplinare di produzione

Ambiente alto-collinare, viti prevalentemente in forte pendenza e raccolta manuale sono le caratteristiche della Dop Penisola Sorrentina, che conta due vini frizzanti rossi (il Gragnano e il Lettere) e due fermi della sottozona Sorrento, un bianco e un rosso. Con un disciplinare datato 1994, il nuovo Cda dovrà intervenire a modificare le regole produttive. Innanzitutto, per dei vini freschi e beverini come questi della Dop Penisola Sorrentina, che di rado superano i 12 gradi alcolici, si interverrà sulle rese per ettaro incrementando gli attuali 90 quintali previsti. Inoltre, verrà ampliata l’area della sottozona del Gragnano rosso Dop frizzante, che è il prodotto attualmente più conosciuto.

Gli autoctoni da valorizzare

Sono diversi, infine, i vitigni autoctoni che si coltivano in queste zone, spesso affacciate sul mare, meta di enoturisti anche grazie a i suoi ottimi ristoranti. Sciascinoso, tronto, suppezza, castagnara, mangiaguerra, uva di sabato, assieme ai più noti aglianico e piedirosso sono alcuni dei vitigni locali. L’idea del Consorzio è promuoverli e valorizzarli anche approfondendo lo studio scientifico sulle diverse varietà, in collaborazione con l’Università di Napoli, tramite il Dipartimento di Agraria di Portici.

L’articolo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 23 novembre 2023

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