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Giorgia Meloni spiega il “no” all’esenzione Irpef in agricoltura: “Favoriva poche grandi aziende”

Vantaggi per le aziende proprietarie di grandi terreni e nessuna agevolazione, di fatto, per quelle più piccole. Queste le motivazioni che hanno spinto il governo Meloni ha non rinnovare la misura dell’esenzione Irpef sui redditi dominicali e agrari nella legge di Bilancio 2024. A spiegarlo è stata la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rispondendo a una specifica interrogazione durante il question time alla Camera, mercoledì 24 gennaio.

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Le agevolazioni Irpef

Istituita in via temporanea nel 2016 con il governo Renzi, poi rinnovata in quelli successivi, la misura non è stata prorogata per quest’anno: «Abbiamo constatato che andava a beneficio di chi ne aveva meno bisogno. Infatti – ha sottolineato – ne hanno beneficiato in questi anni soprattutto le aziende con grandi estensioni di terreno mentre quelle con piccole estensioni e reddito basso non ne hanno beneficiato, per effetto del meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni di imposta».

Secondo la Meloni, il settore primario non deve vivere di sussidi e l’esenzione dell’Irpef in agricoltura, in pratica, «rischiava di diventare un privilegio per pochi e non un aiuto diffuso. Quindi – ha sottolineato nel suo intervento a Montecitorio – abbiamo preferito destinarle a misure di sostegno dei produttori che abbiamo ritenuto più utili».

La premier e leader di Fratelli d’Italia ha ricordato, a tal proposito, alcuni interventi del proprio governo: il fondo emergenze da 300 milioni di euro, gli 800 mln per il rinnovo del parco attrezzature, la modifica del Pnrr agricolo che passa da 5 a 8 miliardi di euro, i 650 milioni di euro investiti sulla ‘Carta dedicata a te’ e, infine, il lavoro in Europa per affermare il concetto di sovranità alimentare come la presa di posizione italiana in materia di carne coltivata: «L’Italia – ha concluso Meloni – è stata la prima a vietare il cibo sintetico e la nostra posizione ora è appoggiata da altri Stati europei che dicono che la carne coltivata può essere una minaccia».

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Scritto da Gambero Rosso

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